mercoledì 2 febbraio 2011

IL FUTURO DEL FUMETTO - IL PUBBLICO

"Nel campo del fumetto ci sono molte cose da sfatare. Prima fra tutte che il fumetto sia un linguaggio di massa. Non è affatto vero, non lo è più. Lo è stato, secondo me, fino agli anni '50, quando non c'era la TV. Una volta che la TV si è espansa il fumetto ha perso presa. Più in generale, credo che per i mezzi di comunicazione di massa esista una dinamica, che in fondo è normale e antica: quando viene inventato un nuovo mezzo (anche tecnicamente) che offre diverse potenzialità, si scopre che il vecchio mezzo aveva un pubblico che lo seguiva perché non aveva di meglio. Ma il pubblico, quando scopre una cosa nuova che più si adatta ai suoi gusti, la segue senza esitazioni. Il vecchio mezzo, però, se era una cosa seria, non scompare del tutto, perché ha una sua valenza intrinseca. Il pubblico viene ridimensionato al vero pubblico.  Questa cosa, secondo me, è successa anche quando nacque il cinema: il teatro perse spettatori. Ma il teatro non è morto. Oggi il teatro ha il suo vero pubblico. Una cosa analoga è accaduta per il fumetto. Intorno agli anni '30 il fumetto aveva un pubblico che cercava una storia con certi ritmi, relativamente facile da leggere, ricca di immagini... E tutto questo, più tardi lo ha trovato nella televisione, che ha la grande comodità di trovarsi in casa e di essere gratis. Adesso che ha perso una buona parte di pubblico, il fumetto ha il suo vero pubblico, quello che vuole proprio un fumetto e non altro. Un'altra alternativa che sta sottraendo pubblico al fumetto, soprattutto tra i giovanissimi, è rappresentata dai videogiochi, perché con il videogioco sei molto più protagonista delle storie che ti piacciono. Io, comunque, sono sicuro che il fumetto non scomparirà, perché ha dei pregi ineliminabili (come il teatro, del resto). Diventerà sempre più ""elitario" (usiamo pure questo termine, anche se non mi piace), quindi penso che ci saranno molto più rischi per Bonelli che non per Mauro Paganelli. Gli editori come Paganelli continueranno ad esistere... tranquillamente, diciamo. Sono invece i grandi editori di fumetti popolari a correre rischi maggiori."
Tratto da "intervista a Vittorio Giardino", di Luca Basenghi e Silvio Costa, in WALHALLA n. 7, giugno 2007.